Monthly Archives: Luglio 2013

Quelle Brigate Rotte

images29 Luglio. Scatta la perquisizione nelle case di una dozzina di attivisti No Tav. L’accusa? Non troppo originale, di questi tempi: finalità terroristiche o di eversione.

Giovani, anziani, donne, bambini. Non lasciamoci ingannare dal loro aspetto bonario, dal passo claudicante, dalle ascelle pezzate di montagna, dai cestini da picnic. Dietro la maschera innocente si nascondono pericolosissimi funzionari del terrore! Ovunque donne che spruzzano pseudo-Autan al peperoncino o estraggono dalle borse salsicce contundenti, mentre i bimbi succhiano granate al tritolo ed i vecchi stappano una molotov di barolo dietro l’altra per fomentare gli spiriti alla lotta.

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Quell’inchino che ci offende

carnivalSono le 11 di mattina quando la Carnival Sunshine, una nave da crociera con una stazza di oltre 102mila tonnellate, lunga 272 metri, larga 35, alta 62, arriva a Venezia, passando ad una manciata di metri da Riva Sette Martiri, pochi passi lontano da Piazza San Marco, e stringendo tra sé e la riva un vaporetto dell’Actv.

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Per chi scaglia la prima pietra

IntifadaChildAli Shamlawi, un ragazzo palestinese di 16 anni, è stato condannato a 20 anni di prigione, con l’accusa di tentato omicidio per aver lanciato pietre contro alcuni veicoli israeliani a Tel Aviv. A fargli compagnia saranno altri quattro ragazzi di Hares, di età compresa tra i 16 e i 17 anni. Nessun testimone ha confermato di aver assistito al lancio: le uniche prove d’accusa sono la confessione firmata dal ragazzo e il report della compagnia di assicurazione delle autovetture.

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Quella polizia che non ama le donne

Graffiti_donne1C’è un filo rosso che collega le tante proteste popolari degli ultimi mesi. Un filo da scorgere dove non te lo aspetti. È la violenza usata dalla polizia nei confronti delle donne scese in strada per manifestare. Una forma di aggressione che non si limita al vecchio manganello, ma colpisce la donna nella sua parte più intima, attraverso umiliazioni verbali e molestie sessuali. Un fenomeno che si diffonde con la stessa rapidità con cui le donne acquistano spazi ed importanza all’interno delle contestazioni sociali, anche in quei paesi in cui codici religiosi e civili le avevano a lungo tenute lontano dalla politica, lontano dalle lotte.

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Prostituirsi verso il paradiso

arabia_saudita_donneSi sa, l’omo è sempre omo. Puoi pensare che uno che passa mesi a combattere nelle terre brulle di Siria non abbia in testa che il combattimento e la più o meno santa causa. Ma non è proprio così. Anche i mujaheddin, infatti, hanno bisogno di donne. Come conciliare la poco eterea esigenza con i rigidi codici dell’integralismo islamico?

A togliere lor signori dall’imbarazzo ci ha pensato per fortuna lo sceicco Mohammad al-Arifi, dignitario saudita, con un appello per l’arruolamento di donne per la jihad in Siria e l’emissione contemporanea di una fatwa che rende religiosamente legittimi i rapporti sessuali dei ribelli islamici in suolo siriano, purché siano celibi o lontani dalle mogli. È una fatwa che li autorizza infatti a stipulare matrimoni della durata di un’ora, con donne non sposate o ripudiate, di età superiore ai 14 anni. Non appena consumato il rapporto (da contenersi, pregasi, entro i limiti dell’ora), il mujaheddin non deve far altro che pronunciare tre volte la formula del ripudio, lasciando la donna sul piatto del combattente successivo.

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E così le grandi navi resteranno in laguna

IMG_3658-bisIl loro terminal resterà la marittima. Ministri corrotti, arraffa arraffa del centrodestra, maneggioni del centrosinistra, portuali abusivi col rayban, bancarellari variamente banchettanti su questo centro autostradalizzato, fotografanti di giganteschi ospizi sul mare, e voi, lobotomizzati al meno peggio, abitualizzati all’orrore, mercificati e distratti, bimbi marginali con la vostra carriera al contrario, dalla scuola al tassì, e voi popolo di questi ospizi naviganti, coi vostri stanchi rientri, dalla nave al nulla e dal nulla alla nave, e poi le sfere di neve da portare a casa, da girare a casa, direttamente dalla borsa all’immondizia, e voi politicanti senza futuro che volete salvare l’occupazione di questo indotto del nulla. L’occupazione cioè del pensiero. Utopia è morta. Città è morta. Resta il suo scheletro, immutabile, lì, appena alzi lo sguardo, laddove tetti e cieli si incontrano. Ma appena il tuo sguardo si rivolge alla strada, ti accorgi che non è più una città. Le grandi navi sono un problema antropologico, dell’umano. Di ciò che l’umano diviene quando si nega, quando corre in fila, col suo carrello, per sentirsi normale. Chi vi accusa di questo, nel paese dei balocchi, sovrani? Adattandoci di possibile in possibile, siamo arrivati in un posto impossibile, noi abitiamo uno scheletro. Rifugiati in piccoli anfratti, che conosciamo tutti, come piccoli rifugi, riscopriamo la forma della città solo la notte. Siamo i topi di Venezia. Nulla mi fa sentire vostro vicino sovrani e lacchè. Eppure la forma, lì, tra i tetti e il cielo, ancora è la mia.

 

di Ghg.13

Giornalista: il mestiere impossibile

equo_compenso_interna_nuovaFare il giornalista diventa in Italia ogni giorno più difficile. Un privilegio per quei pochi che possono permetterselo o un lungo martirio per coloro che decidono di tentare la sorte ed intraprendere per passione questo percorso.

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