E così le grandi navi resteranno in laguna

IMG_3658-bisIl loro terminal resterà la marittima. Ministri corrotti, arraffa arraffa del centrodestra, maneggioni del centrosinistra, portuali abusivi col rayban, bancarellari variamente banchettanti su questo centro autostradalizzato, fotografanti di giganteschi ospizi sul mare, e voi, lobotomizzati al meno peggio, abitualizzati all’orrore, mercificati e distratti, bimbi marginali con la vostra carriera al contrario, dalla scuola al tassì, e voi popolo di questi ospizi naviganti, coi vostri stanchi rientri, dalla nave al nulla e dal nulla alla nave, e poi le sfere di neve da portare a casa, da girare a casa, direttamente dalla borsa all’immondizia, e voi politicanti senza futuro che volete salvare l’occupazione di questo indotto del nulla. L’occupazione cioè del pensiero. Utopia è morta. Città è morta. Resta il suo scheletro, immutabile, lì, appena alzi lo sguardo, laddove tetti e cieli si incontrano. Ma appena il tuo sguardo si rivolge alla strada, ti accorgi che non è più una città. Le grandi navi sono un problema antropologico, dell’umano. Di ciò che l’umano diviene quando si nega, quando corre in fila, col suo carrello, per sentirsi normale. Chi vi accusa di questo, nel paese dei balocchi, sovrani? Adattandoci di possibile in possibile, siamo arrivati in un posto impossibile, noi abitiamo uno scheletro. Rifugiati in piccoli anfratti, che conosciamo tutti, come piccoli rifugi, riscopriamo la forma della città solo la notte. Siamo i topi di Venezia. Nulla mi fa sentire vostro vicino sovrani e lacchè. Eppure la forma, lì, tra i tetti e il cielo, ancora è la mia.

 

di Ghg.13

Comments are disabled.