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La laguna da prua a poppa

232215048-9827156e-aab7-4b21-b83e-12a675ab6528Il 21 Settembre nella città di Venezia un ben misero record è stato battuto. In una sola giornata le grandi navi in transito e stazionamento in laguna erano 11, a cui si sono aggiunte 5 navi da crociera e 2 traghetti sotto le 40mila tonnellate, che in totale fanno 18 navi in un solo giorno, cioè 36 passaggi attraverso il bacino di San Marco dall’alba al tramonto. 772mila tonnellate di stazza lorda, come racconta ai giornalisti Silvio Testa, 20mila passeggeri più 8mila membri del personale di bordo. Equivale alla metà dei cittadini di Venezia, sbarcata nell’arco di poche ore.

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Tu vuo fa lu veneziano

Celentano è proprio arrabbiato per questo distillato “assassinio perpetrato alla città di Venezia”. Per sfogarsi sceglie le pagine del Fatto Quotidiano, prendendosela con Zaia, con Paolo Costa e con il vario sindacume che si è alternato sulla poltrona del comune veneziano negli ultimi anni. E ha perfettamente ragione.

Ogni voce critica che si leva contro l’attuale e passata gestione politica della città lagunare ed in particolare contro la follia autodistruttiva delle grandi navi è positiva, e utile. Anche solo perché squarcia per un istante il velo di omertà e di silenzio che circonda il tema, di rilevanza economica troppo strategica per essere apertamente dibattuto. Sono poche parole, niente di nuovo: nella sua perfetta assurdità tutto è già noto, già denunciato. E già ignorato. Ma una sgridata in più certo non guasta.

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DissolVenezia

17383928Quando un buon regista vuole restituire l’idea di un lento passaggio verso l’indefinito, inserisce tra i fotogrammi una bella dissolvenza verso il nero. L’immagine svapora, perde i confini, i movimenti dei protagonisti scompaiono e avanza il nero, il nulla… Da qualche tempo il potere a Venezia sembra aver previsto la propria svaporante uscita di scena, e attiva i suoi circuiti di dissolvenza… Da un lato mostrando una nulla propensione a programmare per il futuro qualcosa di decente, lungimirante, dall’altro mostrando l’indifferente aggressività dispotica di chi prevede il proprio inevitabile collasso. E così i vigili urbani di Venezia sono divenuti sempre più aggressivi, ossessionati, le municipalizzate come l’Actv vacillano tra il caos e la militarizzazione del controllo, da un lato l’arroganza del Gabbiotto sul campanile e dall’altro la minaccia di sfratto del mercato di Rialto o di frammenti dei suoi tradizionali plateatici. Multano l’aria per far cassa questi tutori della dissolvenza. Non pensate sia normale. Normalmente i vigili urbani, il braccio multante della legge, lavorano in un solco arginato dal patto sociale tra potere politico e cittadinanza, le misure di tolleranza vengono loro impartite dalla giunta comunale, che ‘dirige’ le funzioni del corpo (legge 7 marzo 1986 n.65). Oggi invece, costoro agiscono sguainati, minacciano, arrestano, si rendono -con indifferenza ostentata- odiati dai più. Ciò perchè chi li comanda non ha più ragione di tutelarsi dall’odio popolare, si sente in dissolvenza, e così agisce astiosamente, impunemente. Cada al più presto la giunta Orsoni, nulla è più pericoloso di un potere in dissolvenza.
di Ghg.13

Immagine fotocommunity.it


Quell’inchino che ci offende

carnivalSono le 11 di mattina quando la Carnival Sunshine, una nave da crociera con una stazza di oltre 102mila tonnellate, lunga 272 metri, larga 35, alta 62, arriva a Venezia, passando ad una manciata di metri da Riva Sette Martiri, pochi passi lontano da Piazza San Marco, e stringendo tra sé e la riva un vaporetto dell’Actv.

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E così le grandi navi resteranno in laguna

IMG_3658-bisIl loro terminal resterà la marittima. Ministri corrotti, arraffa arraffa del centrodestra, maneggioni del centrosinistra, portuali abusivi col rayban, bancarellari variamente banchettanti su questo centro autostradalizzato, fotografanti di giganteschi ospizi sul mare, e voi, lobotomizzati al meno peggio, abitualizzati all’orrore, mercificati e distratti, bimbi marginali con la vostra carriera al contrario, dalla scuola al tassì, e voi popolo di questi ospizi naviganti, coi vostri stanchi rientri, dalla nave al nulla e dal nulla alla nave, e poi le sfere di neve da portare a casa, da girare a casa, direttamente dalla borsa all’immondizia, e voi politicanti senza futuro che volete salvare l’occupazione di questo indotto del nulla. L’occupazione cioè del pensiero. Utopia è morta. Città è morta. Resta il suo scheletro, immutabile, lì, appena alzi lo sguardo, laddove tetti e cieli si incontrano. Ma appena il tuo sguardo si rivolge alla strada, ti accorgi che non è più una città. Le grandi navi sono un problema antropologico, dell’umano. Di ciò che l’umano diviene quando si nega, quando corre in fila, col suo carrello, per sentirsi normale. Chi vi accusa di questo, nel paese dei balocchi, sovrani? Adattandoci di possibile in possibile, siamo arrivati in un posto impossibile, noi abitiamo uno scheletro. Rifugiati in piccoli anfratti, che conosciamo tutti, come piccoli rifugi, riscopriamo la forma della città solo la notte. Siamo i topi di Venezia. Nulla mi fa sentire vostro vicino sovrani e lacchè. Eppure la forma, lì, tra i tetti e il cielo, ancora è la mia.

 

di Ghg.13