La laguna da prua a poppa

232215048-9827156e-aab7-4b21-b83e-12a675ab6528Il 21 Settembre nella città di Venezia un ben misero record è stato battuto. In una sola giornata le grandi navi in transito e stazionamento in laguna erano 11, a cui si sono aggiunte 5 navi da crociera e 2 traghetti sotto le 40mila tonnellate, che in totale fanno 18 navi in un solo giorno, cioè 36 passaggi attraverso il bacino di San Marco dall’alba al tramonto. 772mila tonnellate di stazza lorda, come racconta ai giornalisti Silvio Testa, 20mila passeggeri più 8mila membri del personale di bordo. Equivale alla metà dei cittadini di Venezia, sbarcata nell’arco di poche ore.

Camminando lungo la fondamenta in questa giornata di sole l’atmosfera ha qualcosa di surreale. Alla Marittima la luce cala bruscamente d’intensità. Un muro di ferro compatto occupa interamente l’orizzonte e impedisce ai raggi solari di filtrare sulla riva. Le navi sono attraccate qui, una dietro l’altra, una attaccata all’altra. Sovrastano in altezza e massa qualsiasi edificio circostante e tagliano il paesaggio con l’imponenza dei riflessi artificiali delle loro fiancate traslucide. Assomiglia ad un agglomerato di plattenbau della Berlino Est, appoggiato per scherno da una divinità maligna nel cuore dolcemente ondulato dell’ecosistema lagunare. Un completo non-senso separato dal contesto attraverso spesse reti di fil di ferro: l’interno della nave è un presepio di sogno fatto per rimanere inaccessibile ai più.

L’aria è calma, silenziosa. Solo la presenza massiccia di camionette della polizia rivela che la giornata non è come tutte le altre, anche se gli agenti dentro i loro gusci metallici sonnecchiano o giocano annoiati coi telefonini. Qualche sparuto gruppetto di turisti, macchina fotografica a tracolla, cammina a passi lenti e si guarda intorno stranito, o chiede informazioni alle decine di hostess in casacca bianca e cartellina che li attendono chiacchierando tranquillamente in riva. Mi avvicino ad una di loro, sui 20 anni, capelli biondi raccolti ordinatamente in una coda e l’agognata sigaretta di fine turno tra le labbra. Voglio capire chi sono e come la pensano i migliaia di ragazzi che lavorano per le navi da crociera.

Siamo persone come te, stellina, mi risponde, con una voce aggressiva. Sono d’accordo col discorso ecologico, ma la verità è che io ho un lavoro solo per merito delle navi da crociera. Tu sai quante persone di noi lavorano qui? Centinaia ogni giorno. Io, universitaria a Mestre, nata a Venezia, vivo a Venezia, mi pago le bollette così. E non siamo solo noi, è tutta la città che ne ha benefici: i tassisti, le guide turistiche, i negozi. L’ipocrisia è quella dei commercianti, che mettono fuori il cartello No Grandi Navi e poi vendono vetri e maschere ai turisti della Royal Caribbean. Hai delle opinioni, dei criteri di scelta? E allora rispettali tu stesso, in prima persona. Non solo quando ti fa comodo. A me non piace come lavoro, sul serio, è una merda, però questo si trova. Cosa faccio? Rinuncio all’università e non mi pago le bollette solo perché sono navi da crociera e rovinano Venezia?

Dal punto di vista ecologico forse fanno danni, ma da quello della vita quotidiana e sociale fanno solo bene. Dire che i benefici sono illimitati è quasi un eufemismo! Venezia di cosa vive? Solo di turismo. Nessuno si può lamentare delle masse di turisti, sono soldi che camminano! Se non venissero navi per un’intera settimana sarebbe la fine per Venezia, il suo fallimento. Stiamo parlando di circa 200.000 persone in meno, che vanno a prendersi il vino, la maschera, la murrina. E allora come fai a dire “smettila”? È assurdo anche pensare di spostarle: molti vengono proprio per l’esperienza di attraversare il canale della Giudecca. Io stessa che sono nata qui quando ne ho presa una non vedevo l’ora di fare questo tratto per vedere la città dall’alto. È solo una mezzora, ma è quella mezzora che ti fa sentire…non so…padrone del mondo.

Basta fare un centinaio di metri, attraversare il ponticello di San Basilio, ed è come entrare in un’altra città. La fondamenta è invasa da una folla colorata di ogni età e classe sociale che balla canzoni anni ’60, sventola bandiere e fa rumore con quello che può, dai coperchi alle trombette. Che grida con un’allegria insolita il suo desiderio di riconquistare una città vivibile, sostenibile, in cui l’aria non sia inquinata quanto quella di Pechino per colpa dei giganti antropofagi. Che afferma di non essere disposta a “farsi prendere per il culo dal ricatto del lavoro: perchè questi mostri non danno lavoro e ricchezza. Danno ricchezza per pochi e un estremo disagio per tutti quei cittadini che ancora resistono in città. È un capitalismo acefalo, che vuole un mezzo uovo oggi al posto di un pollaio domani.” È una festa senza terrorismi e senza bandiere che non siano quelle con una nave barrata su fondo bianco. Un’immagine che forse sarà strumentalizzata più avanti da chi oggi guida urlando le proteste e domani, sulla comoda poltrona del consiglio comunale, perpetuerà ipocritamente le scelte omicide degli ultimi decenni. Ora, però, in questo splendido pomeriggio di fine settembre, questa partecipazione gioiosa dona quantomeno un barlume di speranza che il muro di indifferenza che circonda la laguna possa lentamente cominciare a sgretolarsi.

Sono queste le due anime di una città nutrita e sventrata dalla monocultura del turismo. Quella di chi con le grandi navi ci lavora, ci guadagna, e quella di chi resiste, di chi cerca sgomitando di trovare altrove le proprie fonti di reddito, di chi sogna di vivere in un luogo migliore e rifiuta la separazione artificiosa e comoda tra il “piano ecologico” e la “vita quotidiana e sociale”, con la consapevolezza che si tratta in realtà di una sola ed omeostatica dimensione. Due anime che si incrociano di continuo, che si spintonano e si innervosiscono reciprocamente nelle calli più strette, ma che faticano ad incontrarsi. Due anime in cui scorre lo stesso sangue misto a salsedine e la cui voce è incrinata dalla medesima inconfondibile inflessione, ma che si incarnano in corpi diversi e, dandosi le spalle, avanzano in direzioni ostinate e contrarie.

Per avere dati e grafici aggiornati sulla attuale situazione delle grandi navi a Venezia, si può dare un’occhiata a questo articolo, datato 21 settembre 2013: http://www.datajournalism.it/2013/09/21/grandi-navi-venezia-numeri/

di Klopf

Immagine Ansa


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