La partita truccata di Colf

Minimal-List-Trapanese-Max-Bansky-Street-Art-06Incontro A. una sera d’estate. Siede al tavolino di un bar, accanto al suo compagno e sorseggia quello che, a giudicare dal tono di voce troppo acuto, non è il suo primo prosecco. Ha la faccia stanca, lo sguardo assente. Chissà dove ha dimenticato i suoi 24 anni. “È venerdì”, si giustifica con un sospiro. Le chiedo cosa fa, nella vita. Sono molti anni che non ci vediamo. Dopo estenuanti ricerche ha trovato un posto come segretaria/contabile in un ufficio della zona, con contratto di apprendistato e non pochi straordinari. Ne parla come di una conquista, nonostante molti suoi colleghi siano stati lasciati a casa per la “crisi” ed ora anche il suo posto vacilli. “Pensa che prima”, mi dice, “ho fatto la colf”. Il suo volto d’un tratto si anima, scaldato dal bisogno impellente di raccontare, di sfogare in qualche modo la rabbia.

“C’era questa conoscente di mia cognata che cercava una colf, e allora mi sono presentata. Ero senza lavoro, con le bollette e tutto…mi serviva quel posto. La signora era l’ex-moglie del sindaco, la casa una villa di tre piani con tanto di taverna e giardino affacciato sul Brenta. Mi fa entrare e mi chiede come prima cosa se io e mio moroso abbiamo intenzione di avere dei figli prossimamente. “Così giovani, così innamorati, non si sa mai…”. Quando dico che non è affatto nei nostri piani, mi assume per una settimana di prova. Ancora non si parla di stipendio…Terminata la settimana mi fa firmare il contratto. Il mio stipendio? 5 euro lordi, 3 netti, all’ora. Deglutisco. Mi sembra un po’ poco…Però non posso proprio rifiutare…con tutte le straniere che accetterebbero al volo…no, avevo davvero bisogno di quei soldi.

E così A. lavora per più di sei mesi tutte le mattine, dalle 8 alle 12.30, dal lunedì al venerdì, a lucidare il parquet e stirare abiti firmati, tutto regolare, per 269 euro al mese. Non ha nemmeno i soldi per pagarsi la benzina e la villa la deve raggiungere a piedi, 3 km andare, 3 tornare. Quando, stremata dalle difficoltà economiche, si rivolge ad un’assistente sociale, si sente proporre come unica alternativa un tirocinio presso il Comune. Niente mutua, contributi, infortuni o malattia. Otto ore al giorno, 600 euro al mese. “E non potevo nemmeno pensare di rifiutare. Se non accetti la proposta che ti fanno, non puoi più chiedere aiuti e non hai altre possibilità.”

Poi si allunga sotto il tavolino e tira fuori una borsetta di carta, stampata a lettere lucide. Mi mostra tutta fiera un paio di scarpe col tacco appena comprate, di pelle rosa, tremendamente kitsch. Cerco di immaginare il suo corpo sformato dai troppi chili muoversi su quella base così instabile ed appariscente. Le sorrido. “Sì…so che non potrei proprio permettermele, ma ogni tanto…ne ho bisogno, sai…e se no, che vita è?”.

di Klopf

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