Si Banksy chi può!

SunplusNon dev’essere un gran periodo questo per Banksy, il geniale artista della street art, capace di creare icone universali, grazie al suo stile ironico ed inconfondibile e forse anche all’alone di mistero che ne circonda l’identità.

Diventato famoso per le sue incursioni all’interno di musei-monumento, dove appendeva di soppiatto proprie opere (quadri in stile ‘700 con dettagli assurdi, come cortigiane fronzolate con la maschera anti-gas), rischia ora di finirci sul serio su quelle pareti lucide, entrando stavolta dal magazzino e con sotto una bella etichetta in grassetto. Da qualche anno, infatti, i suoi graffiti hanno cominciato ad essere rimossi dai muri, dalle vie delle città, per essere messi all’asta a cifre da capogiro. L’ultimo? La ragazza con un fiore, dipinto con la caratteristica tecnica stencil nel 2008 sul muro di una stazione di servizio di Hollywood. Sarà messo all’asta a dicembre a Beverly Hills ad una quotazione che potrebbe superare il milione di dollari. Gli autori del delitto? I proprietari degli edifici in stato di abbandono o dei muri su cui lo spray dell’artista ha fatto solidificare le sue magie, con la motivazione che le superfici coinvolte sono di loro privatissima proprietà.

Pensa che contento, il vecchio Mr. Smith che, tornato a vedere se il tetto della vecchia casa della nonna a Bristol è ancora in piedi, si ritrova sulla recinzione un bel disegno da un milione di dollari! E come se non bastasse, nel 2011 tale Jaybuysthings si era pure sognato di mettere all’asta su e-Bay l’identità di Banksy, promettendo di rivelarne nome e cognome al vincitore per la modica somma di 999.999 dollari.

Ma cosa ne è della street art, se l’asta ed il profitto privato finiscono per essere anche il suo destino? Se la volatilità evanescente e rapida dello spray si traforma a sua volta in massicce pile di dollari? Se anche l’ultima roccaforte della libertà anarchica del writer si trasforma nella vetrina traslucida di un businessman? Può un murales essere considerato proprietà privata? E di chi è: di chi lo fa, del proprietario del muro (se c’è), dello stato, dei cittadini? Può essere coperto da copyright ciò che nasce per definizione come atto illegale?

graffiti-banksy-street-art-hd-wallpaperE mentre l’ultimo miliardario di turno si gode il suo murales anti-capitalista appeso sopra il salotto Luigi XV, intere comunità di cittadini sono state private della bellezza di quei muri, del piacere di passare loro accanto, di sovrapporre la propria figura a quei giocosi contorni. L’ennesima prova della straordinaria capacità bulimica del capitalismo, maestro nell’inghiottire famelico tutto ciò che incontra, anche – e soprattutto – ciò che tenta di opporglisi. E allora perfino la street art, icona della sfida trasgressiva all’ordine costituito, pugno di ironica bellezza allo squallore del potere, finisce per essere rivomitata in poltiglia mercantilistica come fonte di profitto. Follow your dreams, non più solo cancelled, ma ora pure beffardamente sold out. Intanto, fuori dal portoncino blindato del loft radical-chic del fortunato acquirente, la città ripiomba nel grigiore slavato di sempre.

di Klopf

Comments are disabled.