Quando l’immatricolazione all’università si fa in banca

blu-bogota-1Nessuno di noi si sognerebbe di andare dal salumiere per comprare un paio di scarpe o di cercare un chilo di pomodori dal rigattiere, così come nessun neo-diplomato potrebbe immaginare di dover andare in banca per immatricolarsi all’università. Eppure questo è esattamente quel che accade a Venezia, all’università Ca’ Foscari, dopo l’introduzione della Carta Multiservizi.

Infatti, non appena compilata la domanda di immatricolazione e versata la prima rata delle tasse, lo studente riceve una carta (uguale in tutto e per tutto ad una carta di credito, con l’aggiunta di una fototessera sul retro) che deve provvedere obbligatoriamente ad attivare entro 15 giorni recandosi presso gli sportelli del Banco San Marco. Questa carta è una necessità assoluta per lo studente, dal momento che sostituisce il tesserino universitario, ovvero funge da documento di riconoscimento per accedere ai servizi dell’università (biblioteche, mense, fotocopie…)e costituirà a partire da questo anno accademico 2013/14 l’unica modalità di gestione dei rapporti finanziari tra lo studente stesso e l’Ateneo, il che significa che esclusivamente sulla carta vengono accreditate le borse di studio o eventuali rimborsi. A questo si aggiunge poi un’altra funzione fondamentale: la carta è infatti una vera e propria carta di pagamento K2 con IBAN, prepagata e ricaricabile, con cui si possono fare e ricevere bonifici e pagamenti.

CartaMultiserviziNon si tratta affatto di un dettaglio, né di una semplice pratica amministrativa. Costringere un ragazzo che vuole studiare a registrarsi in banca, lasciando i propri dati e stipulando un contratto finanziario, è una forma di violenza che pare difficilmente giustificabile. La motivazione di base è quella del risparmio e della semplificazione: dal momento che Banco San Marco gestisce la Tesoreria dell’Università, avere tutti gli studenti registrati in questo istituto e possederne automaticamente i dati permette alle segreterie universitarie di evitare poste, spedizioni ed errori nelle pratiche finanziarie. Basta infatti un clic per trasferire on-line la somma desiderata (ad esempio per una borsa di studio) dall’università alle tasche dell’interessato.

Dal momento che l’attivazione della carta ed i servizi bancari ad essa connessi sono gratuiti, viene spontaneo chiedersi quale vantaggio ne tragga la banca in questione. Ne parliamo con un consulente finanziario del Banco San Marco, il quale ritiene che l’obiettivo della banca sia quello di conquistarsi attraverso questo servizio nuovi clienti futuri. Infatti quando lo studente attiva la carta, gli viene consigliata anche l’apertura di un conto corrente a costo zero fino ai 25 anni d’età, con la speranza che, una volta cresciuto, egli trattenga i suoi risparmi presso lo stesso istituto. Un consiglio che accolgono in molti.

“Per la maggior parte di loro è la prima volta che aprono un conto, hanno 19 anni. Non hanno idea di trovarsi in una banca…Quando arrivano qui sono impreparati e soprattutto arroganti, come se fossero convinti che io sia un segretario di Ca’ Foscari e non un impiegato bancario! Tra un paio di settimane qui ci sarà la fila, la banca sarà inondata di studenti, per noi è un grosso lavoro. In più io gli spiego tutto, gli illustro le condizioni una per una perché devono rendersi conto che stanno acconsentendo ad una convenzione finanziaria, non ad una pratica amministrativa. Mi sembra che questo a loro non sia proprio chiaro…”

Come biasimare la confusione ed il disorientamento dei ragazzi? Essi si confrontano con una situazione che è di fatto assolutamente illegittima: l’identificazione forzata tra banca e università, tra studente e cliente. Non è che l’ultima trovata di un’università quale quella veneziana che va fondendosi in modo sempre più intimo con il mondo dell’economia e della finanza, attraverso la creazione di fondazioni universitarie partecipate dai privati, il finanziamento alla ricerca da parte delle imprese, l’anno accademico inaugurato da personaggi come Paolo Scaroni, presidente dell’Eni, nel 2010, o da Francesco Profumo, nel 2012, per finire con il premio conferito dal rettore Carlo Carraro, economista, al numero uno della BCE, Mario Draghi.

Che spazio rimane, all’interno di questo ambiente, per uno studio davvero libero? Uno studio che sappia riflettere criticamente anche su modelli di vita e pensiero alternativi a quelli di un capitalismo finanziario le cui braccia invasive da anni distruggono il nostro ambiente e la nostra società? Se la fila allo sportello è il primo passo di questo percorso, il futuro non sembra certo molto incoraggiante.

di Klopf

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